Crederò veramente nella libertà di stampa quando un giornalista potrà scrivere ciò che pensa del suo giornale. Nel suo giornale (Guy Bedos)

Guai al paese in cui si vendono più facilmente i giornalisti dei giornali (Nicolae Petrescu Redi)

La libertà di stampa è anche la serenità di lavorare, di raccontare senza ritorsioni, senza che il proprio privato sia utilizzato come un’arma per far tacere (Roberto Saviano)

Etica del giornalista -Andrebbe difesa senza curvare la schiena

di Gianfranco Ruggiero

Il testo unico dei doveri del giornalista - Principi e doveri, cita all’Articolo 1 - Libertà d’informazione e di critica: “È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.”

Mentre all’ Articolo 2, tra i Fondamenti deontologici sarebbe previsto che

Il giornalista:

- difenda diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse secondo la verità sostanziale dei fatti;

- rispetti i diritti fondamentali delle persone e osserva le norme di legge poste a loro salvaguardia;

- tuteli la dignità del lavoro giornalistico e promuove la solidarietà fra colleghi attivandosi affinché la prestazione di ogni iscritto sia equamente retribuita;

- accetti indicazioni e direttive soltanto dalle gerarchie redazionali, purché le disposizioni non siano contrarie alla legge professionale, al Contratto nazionale di lavoro e alla deontologia professionale;

- non aderisca ad associazioni segrete o comunque in contrasto con l’articolo 18 della Costituzione né accetta privilegi, favori, incarichi, premi sotto qualsiasi forma (pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, regali, vacanze e viaggi gratuiti) che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità;

Da “Il Manifesto” del 28 aprile 2020, una parte dell’ultimo intervento di Giulietto Chiesa:

«Il fatto che si voglia distruggere Julian Assange vuol dire che anche noi, noi tutti, saremo imbavagliati, oscurati, minacciati, impossibilitati a capire cosa succede a casa nostra e nel mondo. Questo non è il futuro, è il presente. In Italia il governo organizza una squadra di censori ufficialmente incaricata di fare pulizia di tutte le notizie che divergono da quelle ufficiali. È la censura di stato, come altrimenti si può chiamare? Anche la Rai, la televisione pubblica, istituisce una task force contro le “fake news” per cancellare le tracce delle loro bugie quotidiane che inondano tutti i loro teleschermi.

E poi ci sono, ancor peggio, i tribunali misteriosi di gran lunga più potenti di quanto non siano questi cacciatori di fake news: sono Google, Facebook, che manipolano le notizie e, con i loro algoritmi e i loro trucchi segreti, censurano senza appello.

Siamo già circondati da nuovi tribunali che cancellano i nostri diritti. Vi ricordate l’articolo 21 della Costituzione italiana? C’è scritto “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”.

Ma 60 milioni di italiani sono costretti ad ascoltare un solo megafono che urla da tutti i 7 canali televisivi del potere.

Ecco perché Julian Assange è un simbolo, una bandiera, un invito alla riscossa, al risveglio prima che sia troppo tardi.

È indispensabile unire le forze che abbiamo, che non sono tanto piccole ma hanno un difetto fondamentale: quello di essere divise, incapaci di parlare con una voce unica. Occorre uno strumento che parli ai milioni di cittadini che vogliono sapere».

Queste le ultime parole di Giulietto Chiesa - 25 aprile 2020.

Confermate dal fatto che, subito dopo lo streaming, il video del Convegno è stato oscurato perché “il suo contenuto è stato identificato dalla Comunità YouTube inappropriato o offensivo per alcuni tipi di pubblico”.

Ognuno può trarre le proprie conclusioni ma, se gli editori accettassero di allinearsi al governo di turno, qualora si riuscisse a notarne la differenza, sarebbe malgrado tutto una scelta legittima, per interesse, per fama, per denaro.

Scelta legittima con schiena curva, ma legittima.

È qui, però, che entra in gioco l’etica e la deontologia professionale.

Su YouTube sono facilmente reperibili video di giornalisti, nonché scrittori di fama, affermare una cosa e dopo qualche mese dire l’esatto contrario. Oppure dichiarare seraficamente ai colleghi durante la trasmissione, “è inutile che ci giriamo intorno, lo sappiamo benissimo che a telecamere spente ognuno di noi la pensa diversamente”.

Questi giornalisti, addirittura, diventano riconosciuti esperti di ogni materia, nessuna esclusa, e giudicano libri senza neanche averli letti. Per sentito dire o per ordini ricevuti? Altrettanto nota è l’abitudine ormai consolidata di proibire l’accesso, negare il patrocinio o un adeguato spazio, per lo svolgimento dell’evento a storici o a giornalisti scomodi.

Cosimo Cristina, Peppino Impastato, Ezio Calaciura, Beppe Alfano, Mauro De Mauro, Pippo Fava, Mario Francese, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Giovanni Spampinato, Maria Grazia Cutuli, Giulietto Chiesa, Oriana Fallaci, Mino Pecorelli, Almerigo Grilz, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin, Marco Lucchetta, Alessandro Saša Ota e Dario D'Angelo. 

Sono solo alcuni nomi di Giornalisti che fino alla fine resero onore al compito tanto importante quanto rischioso, cercare e rivelare la verità.

Il timore è che essendoci indegni seduti o meno nell'emiciclo che si credono eredi dei padri costituenti, la stessa cosa vale per quei scribacchini al soldo del gruppo editoriale/finanziario di turno che pensano di essere degnamente accostati agli eroi che della ricerca della verità ne fecero un ideale.