Era un Sabato mattina e mi trovavo nella piccola libreria che frequento abitualmente, di quelle botteghe che ancora resistono e che andrebbero visitate e supportate, dove il cliente si sente avvolto da quell’immensità, che può apparire come un ossimoro, che solo la lettura ti dona con l’indiscusso potere che ha di trasportarti ovunque tu sia disposto a farti portare. Quel giorno, mi svegliai con il desiderio di cercare un libro che mi attirasse, non mi posi limiti. Sullo scaffale davanti a me vedo un libro dal dorso bianco e con il titolo in blu che racchiudeva la parola “libertà”. Ecco! Trovato l’argomento! La libertà. Chiedo allora consiglio alla gentilissima libraia che senza alcun indugio mi consiglia “La libertà” di John Stuart Mill, che durante il ventennio divenne “Giovanni” nella traduzione dall’inglese. Me ne parla un po’ convincendomi immediatamente per quello che mi racconta sull’autore e per la passione che ci mette nel descrivere il libro. C’è però un piccolo dettaglio, il libro non è disponibile ma ordinandolo arriverà in massimo quattro giorni. Non c’è nessun problema. Fossero questi i problemi! D’altronde, come dicevo prima, queste librerie resistenti vanno frequentate e supportate. E poi il libro non ce l’avevo e quindi attendere qualche giorno non mi rovinerà di certo l’esistenza. Se mi soffermo, però, a pensare al termine “Libertà”, mi viene in mente la differenza del valore che ha assunto nel corso degli anni. Se da adolescente significava fare ciò che volevi, che fosse legalmente consentito, crescendo e maturando, ti rendi conto della svalutazione che il termine ha assunto pur essendo tanto caro ai ciarlatani che addirittura citano la Costituzione o la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, come fossero dei menu di un qualsiasi locale adibito alla ristorazione. La libertà andrebbe difesa ad ogni costo, il confronto dovrebbe essere garantito e consentito a tutti ma, purtroppo non corrisponde alla realtà e ciò è impossibile negarlo. Perlomeno lo è per chi ha anche “una sola dose per uso personale” di onestà intellettuale. Chi fa parte come attore principale o come lacchè del potere del momento, lo vediamo ergersi a paladino difensore della democrazia, della giustizia, della scienza, della verità e nel contempo a sostenere l’esigenza di una caccia alle streghe e agli eretici. Denigrando chiunque non la pensi come il “regime intellettuale” desidera. Facendo in pratica il bullo. Ma con che coraggio si conduce una sacrosanta battaglia contro il bullismo nelle scuole o il mobbing nei luoghi di lavoro se poi, ci si comporta peggio di tali negativi soggetti e dimostrando che in questa malata società tutti (o quasi per fortuna) hanno un prezzo? Carl Gustav Jung nella sua più lunga opera (1934 – 1939) “Seminari sullo Zarathustra di Nietzsche”, affermava: «Il “tu devi”, è una specie di prigione in cui le persone si attengono a una determinata norma, ma pensano in continuazione: “Se potessi liberarmi di quella norma, Dio solo lo sa quel che farei!”. Non sapranno mai che cosa farebbero, se fossero liberi. Senza libertà non c’è moralità, non può sussistere una decisione morale. C’è moralità solo quando sei in grado di scegliere, e se sei costretto, non sei in grado di scegliere. Si può disporre di leggi meravigliose e rimanere persone del tutto immorali.» Per la più che fondata tesi che si può mentire a chiunque ma mai a se stessi, neanche impegnandosi, ognuno sa in che condizioni di libertà, o meglio, di concessione di libertà si fonda la società attuale. Non è difficile notare come esponenti, dai più considerati importanti, della vita politica, culturale, artistica, sportiva e quant’altro, si adoperino a censurare con i loro moniti, i loro slogan, i loro ammiccamenti, coloro che non ripetono all’unisono il mantra del momento ma, si permettono, in nome della libertà di espressione, di critica e del confronto democratico, di esistere. Una volta limitata la libertà di espressione il gioco è fatto. Si può passare alla fase successiva che potrebbe essere decidere per noi di cosa possiamo cibarci, di come spendere i nostri soldi, di come e quanto muoverci con i nostri veicoli e via dicendo. Malgrado tutto quando ognuno di noi riesce a raggiungere la libertà interiore, allora non può essere scalfito da nulla e da nessuno. Se conosci il pericolo, lo scansi e continui per la tua strada. Se ti fai prendere dalla paura, invece, dimostri di essere ancora vulnerabile e attaccabile. È un percorso facile? Assolutamente no! Provarci costa impegno ma più che un costo è un investimento sul bene più prezioso che esista, te stesso. Solamente stando bene con te stesso potrai ambire ad amare il prossimo entrando in sintonia con il vero spirito di comunità, spirito composto da altruismo disinteressato, onestà intellettuale ed unità d’intenti. Un passo alla volta, una persona alla volta e la prima alla quale dobbiamo, necessariamente, prestare maggiore attenzione siamo noi stessi.